Rinnovabili: secondo Anie la burocrazia frena ancora gli investimenti

Anie Rinnovabili è critica nei confronti del Decreto Semplificazioni dello scorso settembre: “Qualche piccolo passo in avanti è stato fatto, ma si poteva e doveva fare di più”, ha detto il presidente Pinori

29
rinnovabili Anie pixabay

In Anie Rinnovabili non c’è grande soddisfazione per quanto approvato con il Decreto Semplificazioni dello scorso settembre. Come ha detto il Presidente Alberto Pinori: “Con il Decreto Semplificazioni qualche piccolo passo in avanti è stato fatto, ma si poteva e doveva fare di più”.

A fronte, quindi, dei progressi fatti sulle semplificazioni autorizzative per gli interventi non sostanziali e sul fronte storage, con gli indirizzi dell’iter autorizzativo per installare sistemi di accumulo, sia stand alone che combinato con impianti di produzione da fonte rinnovabile, secondo Anie non si interviene efficacemente nella semplificazione di quelle norme che, tra le altre, avrebbero dovuto aumentare la produzione di energia da fonte rinnovabile agevolando e semplificando gli iter autorizzativi per la realizzazione di nuovi impianti, la maggior parte dei quali sono a VIA non statale. Insomma, pare che il Decreto favorisca, in alcuni passaggi, un’economia più tradizionale anziché la visione di un vero Green Recovery, laddove prevede la riduzione dei vincoli autorizzativi per la costruzione di nuovi oleodotti nonché la riduzione delle royalties sulle trivellazioni a terra.

Riprendendo ancora il commento di Anie Rinnovabili, “avendo il governo introdotte misure molto positive per lo sviluppo delle fonti rinnovabili di taglia medio/piccola (superbonus 110%, autoconsumo collettivo ed energy community, DM 4 luglio 2019), il tema della “semplificazione” si sarebbe dovuto concentrare maggiormente su una revisione delle “linee guida di inserimento degli impianti a fonte rinnovabile di grande taglia nel rispetto della tutela paesaggio”, per consentire la realizzazione di una quota degli impianti utility, compresi quelli a terra, senza dei quali difficilmente si raggiungeranno gli obiettivi del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima. Inoltre il decreto avrebbe dovuto focalizzarsi nell’individuare criteri per facilitare la concertazione e la sinergia della pletora di enti preposti al rilascio del titolo autorizzativo o al suo diniego nel rispetto delle tempistiche dei procedimenti previste dalla norma”.

Resta poi in sospeso la questione della complessità e disomogeneità delle norme autorizzative, come Anie Rinnovabili già aveva fatto notare al Governo. Secondo l’associazione: “dalla mancanza di un dibattito tra proposte del governo ed esigenze delle imprese è derivato un dialogo sterile e ideologico, all’interno del quale non è stato possibile entrare nel merito delle istanze avanzate dalle aziende del comparto anche a causa delle tempistiche accelerate del dibattito politico, che non hanno permesso la giusta attenzione e l’approfondimento che invece si sarebbero dovuti dedicare al rilancio dell’economia in chiave green”.

Transizione energetica e ripresa economica, i punti chiave

Il PNIEC dell’Italia ha definito l’obiettivo al 2030 di soddisfare il fabbisogno energetico mediante una quota da fonte rinnovabile pari al 30%, prevedendo che la quasi totalità del contributo delle fonti rinnovabili elettriche provenga da fotovoltaico ed eolico. È evidente la necessità di cambiare il ritmo di sviluppo di queste due tecnologie, che dovranno passare da 0,5 GW/anno (media del quadriennio 2016-2019, costituiti prevalentemente da impianti di piccola/media taglia) a 3 GW/anno per il fotovoltaico e da 0,4 GW/anno (media del quadriennio 2016-2019) a 1 GW/anno per l’eolico. Purtroppo, secondo ANIE Rinnovabili, le semplificazioni adottate non saranno in grado di sostenere questa crescita, che dovrà essere ancor più sostenuta, considerato che la Commissione Europea ha deciso di innalzare l’obiettivo al 2030 delle fonti rinnovabili dal 32% a un valore tra il 38 e il 40%.

Altro punto fondamentale riguarda la ripresa economica: il Centro Studi di Confindustria stima una caduta del Pil a -9,6%.  Il governo ha definito diverse misure di supporto economico al tessuto imprenditoriale italiano, ma secondo Anie Rinnovabili con il Decreto Semplificazioni avrebbe potuto e dovuto introdurre misure a costo nullo per lo Stato: “vi sono oggi un numero consistente di imprese operanti in Italia con programmi di investimento in impianti utility scale per un valore tra i 13 e i 20 miliardi di euro per realizzare tra i 15 e i 20 GW fotovoltaici e per un valore tra i 10 e i 16 miliardi di euro per realizzare tra i 7 e i 9 GW eolici entro il 2030. Tutto questo senza alcun aiuto economico, ma semplicemente semplificando i procedimenti autorizzativi e laddove possibile accorciandone le tempistiche”.

Accelerare i tempi sulle rinnovabili

L’Associazione, quindi, chiede al governo di spingere sull’acceleratore nel definire le policy di sviluppo delle fonti rinnovabili e di dare stabilità normativa mediante una programmazione pluriennale. Si auspica anche un dialogo sempre più diretto in previsione dei prossimi appuntamenti legislativi con il Governo e i Ministeri di riferimento. Il timore che però l’attività legislativa determini un rallentamento del mercato è molto sentito: Anie ricorda infatti come il DM FER 1 abbia avuto tre anni di gestazione e come il DM che deve definire gli interventi sostanziali sia atteso dal 2011.

 

 

 

Articolo precedenteElettronica medicale in buona salute anche per via del Covid-19
Articolo successivoAnie: l’attenzione alla nostra industria deve essere una priorità

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui