di Virna Bottarelli | Alessandro Fermi è Assessore all’Università, Ricerca e Innovazione in Regione Lombardia dal 2023. I tre ambiti di cui si occupa il suo Assessorato sono mondi diversi, che però, come lui stesso afferma, devono muoversi in sinergia.
“La conoscenza, per dirsi veramente tale, deve sapersi tradurre in pratica. Questa è da sempre la cifra della Lombardia, uno dei suoi tratti distintivi, di cui andiamo orgogliosi. Ed era indispensabile, a mio parere, che alla delega all’Università si associassero quelle a Ricerca e Innovazione”, dice. “Non è dunque un caso che con il Piano Lombardia per la ripresa economica post pandemia la Regione abbia cofinanziato al 50% gli investimenti per innovare le infrastrutture tecnologiche degli otto atenei pubblici lombardi, per un valore di 13,5 milioni di euro. E non è un caso nemmeno che la prima misura che abbiamo attivato, completamente innovativa, riguarda proprio l’Innovazione e la Ricerca in ambito universitario”.
Guardiamo all’innovazione in Regione Lombardia
Vediamo con lui come si traduce in realtà la sinergia di cui parla e con quali strumenti la politica regionale sta affiancando imprese e Università in un percorso di innovazione verso “un grande futuro”.
Le attività dell’Assessorato sono definite dal Programma Strategico Triennale per la ricerca, l’innovazione e il trasferimento tecnologico: quali sono i pilastri del programma 2024-2026? A quanto ammontano le risorse che la Regione può investire?
Le risorse attivate da Regione Lombardia per Ricerca, Innovazione e Trasferimento tecnologico nel triennio 2024-2026 – provenienti da fondi pubblici regionali, nazionali ed europei, in sinergia con risorse private – ammontano a quasi un miliardo e mezzo di euro.
In totale sono state individuate 30 iniziative, proposte da 12 Direzioni Generali anche in collaborazione con Enti del Sistema Regionale, che contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi di legislatura definiti dal “Programma Regionale di Sviluppo Sostenibile”, coprendone tutte le priorità. Un’azione su tre è dedicata al digitale, con l’obiettivo di giocare un ruolo da protagonista anche su sfide decisive come l’IA e i suoi prossimi sviluppi. Focus del documento, dunque, sono i bisogni del cittadino e della comunità al centro delle politiche di ricerca e innovazione.
Nei mesi scorsi ha intrapreso un tour tra gli atenei lombardi: quali sono i punti di forza delle Università e quali gli aspetti da potenziare?
Direi che i punti di forza sono tantissimi. Vediamo di metterli in ordine, partendo dal fatto che i nostri atenei sono stati lungimiranti nel proporre soluzioni valide in tutte le province. Io sono un profondo sostenitore della “Lombardia dei territori”, nella convinzione che sia necessario garantire ai giovani d’oggi la possibilità di studiare o lavorare in qualsiasi zona. Questo è assicurato dal sistema universitario lombardo.
Poi ho avuto l’onore di visitare laboratori altamente innovativi, alcuni finanziati anche da Regione Lombardia. Ma ciò che più mi ha riempito di orgoglio è la presenza ovunque di tanti giovani talenti: posso dire con certezza che ci aspetta un grande futuro. Il lato negativo della “medaglia”? Quasi ovunque il dibattito più acceso è stato sul Diritto allo studio, ma è un nodo che deve risolvere la politica.
Ha una lunga esperienza a livello locale: come sono cambiate nel tempo le priorità delle aziende lombarde e il loro rapporto con le istituzioni?
Negli ultimi vent’anni, le priorità delle aziende lombarde hanno subito una significativa evoluzione, influenzata da cambiamenti economici, tecnologici e sociali. Inizialmente focalizzate sulla produzione e sull’espansione nei mercati tradizionali, le imprese hanno progressivamente orientato la loro attenzione verso l’innovazione, la sostenibilità, l’internazionalizzazione e la digitalizzazione.
Per quanto riguarda il rapporto con le istituzioni, le imprese lombarde hanno sviluppato una collaborazione più stretta con gli enti pubblici per promuovere l’innovazione e la competitività. Questo rapporto ha facilitato la condivisione di progetti e ideali con interlocutori politici, economici e sociali, contribuendo a una maggiore integrazione delle eccellenze e delle competenze esistenti nel territorio.
Com’è oggi il dialogo tra Università e imprese in Lombardia? Quali strumenti offre la Regione per stimolarlo e renderlo proficuo?
Il dialogo è fitto e soprattutto proficuo. Sono convinto che il futuro delle università, in un periodo in cui c’è fortissimo calo demografico, si giocherà molto sull’attrattività. E tra gli elementi che possono trattenere i nostri ragazzi o attrarli dall’estero vi è sicuramente anche l’avanguardia tecnologica. Questo mi ha fatto venire in mente un’idea, che abbiamo tradotto subito in pratica: per rendere i nostri atenei sempre più all’avanguardia e dare anche una mano tangibile, abbiamo studiato una misura totalmente inedita, che finanzia le strutture tecnologiche presenti nelle università.
La risposta alla manifestazione di interesse che abbiamo pubblicato è andata ben al di là di ogni più rosea aspettativa, con una cinquantina di progetti presentati. Uscirà presto il bando, che aiuterà anche a rendere ancora più forte il rapporto tra università e imprese, visto che una delle richieste formulate è che i laboratori e i macchinari rinnovati grazie al finanziamento vengano poi messi a disposizione anche delle aziende del territorio.
Ci spiega come funziona la piattaforma Open Innovation e come le imprese possono dare il loro contributo allo sviluppo tecnologico nel territorio?
Open Innovation è la piattaforma di Regione Lombardia che connette imprese, startup e centri di ricerca per trasformare l’innovazione in crescita economica. È un ambiente collaborativo che rappresenta il principale strumento della LR 29/2016 “Lombardia è ricerca”. Attraverso i suoi contenuti e grazie a tutti gli strumenti avanzati di collaborazione e trasferimento tecnologico, supporta le Pmi ad alto potenziale nell’accesso a risorse strategiche, progetti di co-sviluppo e opportunità di mercato.
La piattaforma offre strumenti, servizi e iniziative per facilitare la condivisione di conoscenze, il networking e la creazione di partnership, con particolare attenzione alle Pmi e ai soggetti che si occupano di ricerca e innovazione. Ad oggi Open Innovation conta più di 23mila utenti registrati, 709 community e gruppi di lavoro e 3.057 discussioni.
A gennaio la Giunta regionale ha approvato la misura “Tecnologie strategiche”. Di che cosa si tratta e quali effetti sono attesi dalla sua applicazione?
Anche in questo caso parliamo di uno sforzo non da poco, visto che sono stati stanziati più di 40 milioni di euro. Lo dico dall’inizio del mio mandato: sinora l’Italia non ha mai brillato in quanto a investimenti nell’ambito della Ricerca e dell’Innovazione, ma è giunto il momento di dare una svolta decisiva. Nello specifico, l’iniziativa “Tecnologie strategiche” mette a disposizione risorse a fondo perduto per progetti di sviluppo sperimentale realizzati da partenariati tra Pmi e grandi imprese.
I principali obiettivi della piattaforma Step sono di favorire grandi investimenti in tutta l’Unione Europea per rafforzare le rispettive catene del valore, ridurre le dipendenze strategiche dell’UE e stimolare la creazione di ecosistemi di imprese ad alto contenuto tecnologico nei tre ambiti chiave. I settori a cui si rivolge Regione Lombardia sono quelli più sfidanti ed emergenti. In campo digitale e deep tech si va dalle applicazioni dell’Intelligenza Artificiale alla robotica collaborativa, ai sistemi di sicurezza e di connettività avanzata per proteggere le attività produttive, le infrastrutture e la popolazione civile.
Nel campo delle scienze della vita, saranno ammissibili sistemi avanzati di diagnostica, realizzati con l’AI o basati su tecnologie omiche e immunologiche, con anche il supporto di tecnologie predittive e tecniche di AI; terapie avanzate e vaccini; applicazioni avanzate di medicina digitale per prestazioni di e-health.
Chiudiamo parlando di elettronica: ci sono progetti in Regione che interessano questo settore?
Partiamo da qualche dato ricavato da Polis Lombardia. L’Italia si colloca al 24° posto nella graduatoria degli eco-sistemi di innovazione. A livello regionale e di filiera, i dati a giugno 2024 mostrano per la Lombardia un positivo andamento della filiera dell’innovazione relativa alla microelettronica, che riguarda 622 imprese, a cui fa capo ben il 43% dell’export nazionale di schede e componenti elettroniche.
Il comparto “core” riguarda la ricerca e sviluppo e la produzione di semiconduttori in senso stretto e conta 146 imprese, tra cui 48 multinazionali, 49 Pmi e Pmi innovative e 49 startup. A monte di questo comparto ci sono 426 fornitori e sviluppatori di tecnologie abilitanti, dei quali quasi il 40% ha sede in Lombardia. A valle, infine, si posizionano 50 realtà giovani ed emergenti, che sviluppano, ma anche utilizzano, chip destinati ai propri prodotti in ambiti come l’automotive, le telecomunicazioni, il biotech, l’energia, la domotica e l’aerospazio.
Per quanto riguarda il mio assessorato, posso confermare che per diversi bandi sono stati presentati progetti che riguardano questo campo, per esempio per sviluppo di una nuova generazione di sistemi di accensione con circuiti elettronici totalmente a semiconduttore, alimentatori di tipo Pwm e accenditori con punte ad elevate prestazioni o per sviluppo del sistema di stampa per i settori industriali alimentare, automotive, nautica, elettronica e metalmeccanico, ricerca, medicale ortopedico e odontotecnico. Insomma, posso dire che qualcosa si muove in modo concreto.
Chi è Alessandro Fermi
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