di Virna Bottarelli | Il comparto dei dispositivi medici in Italia genera un mercato che vale 18,3 miliardi di euro tra export e mercato interno e conta 4.641 aziende, che occupano 117.607 dipendenti.
A rappresentarlo è Confindustria Dispositivi Medici, la Federazione di Confindustria presieduta da Nicola Barni, General Manager di Hollister Incorporated. Gli ultimi dati disponibili sul settore, presentati all’assemblea pubblica della federazione nel 2024, indicano una crescita nelle esportazioni di dispositivi medici (+3,5%) e un aumento della domanda pubblica di tecnologie mediche (+6,7%), a testimonianza di una maggiore richiesta di salute da parte di una popolazione tra le più longeve del mondo.
A fronte di questi dati positivi, tuttavia, le imprese del comparto lamentano la mancanza di una politica industriale lungimirante, una lacuna che rende il nostro Paese poco attrattivo per le imprese: preoccupa il calo del 30,1%, degli investimenti in ricerca e sviluppo, sebbene la filiera della salute sia fatta di eccellenze, sia in termini di strutture sanitarie che di professionisti altamente qualificati.
Il rischio è quello di abbassare il livello di assistenza per i pazienti e di alimentare la fuga all’estero di molte imprese: in prospettiva, nel 2028, 7 aziende su 10 prevedono, infatti, di rivolgersi a mercati esteri.
L’impegno delle aziende del medicale
Secondo Confindustria Dispositivi Medici servono un cambio della programmazione sanitaria, non più incentrata sulle singole prestazioni ma per patologia, e una riconsiderazione dei tetti di spesa sulla base dei fabbisogni di salute e delle spinte tecnologiche. Infine, è essenziale che il metodo di valutazione delle nuove tecnologie sanitarie, noto come HTA (Health Technology Assesment), assicuri un accesso rapido a tutte quelle innovazioni che abbiano ricevuto parere positivo, in modo che possano migliorare da subito la cura per i pazienti che ne avessero bisogno. Tema particolarmente spinoso, poi, è quello del payback, che le imprese del settore chiedono di superare.
Si tratta di un meccanismo di politica sanitaria secondo il quale le aziende che forniscono i dispostivi medici al servizio sanitario devono concorrere a ripianare lo sforamento dei tetti che le Regioni stanziano per tali prodotti.
Riprendendo una dichiarazione di Barni: “Siamo favorevoli al fatto che vengano sostenute l’innovazione e l’Health Technology Assessment, ma la misura – e le richieste di contributo da parte delle imprese – devono essere inserite in una cornice che contempli una visione organica, quindi una governance strutturata dei dispositivi medici. Occorre, dunque, ricomprendere il superamento del payback, il prelievo dello 0,75% e in generale le politiche industriali in un unico grande disegno strategico che bilanci la sostenibilità economica con lo sviluppo delle imprese nel Paese”.
Confindustria Dispositivi medici ha contribuito anche all’ultimo Osservatorio Life Science Innovation della School of Management del Politecnico di Milano, nel quale si evidenzia come siano diversi gli ambiti di innovazione tecnologica che stanno cambiando il mondo della medicina e della cura. Sono ormai diffusi strumenti digitali per il monitoraggio a domicilio dei pazienti e app per la salute, mentre le prossime rivoluzioni sono quelle delle terapie digitali e dell’intelligenza artificiale applicata alla medicina personalizzata.
Terapie digitali
Le terapie digitali, che secondo una definizione ripresa da Farmindustria sono “terapie che forniscono ai pazienti interventi terapeutici basati sull’evidenza e guidati da programmi software per prevenire, gestire, alleviare o trattare un disturbo o una malattia ed ottenere risultati clinici positivi”, si confermano un ambito di innovazione rilevante nel panorama mondiale.
A livello internazionale, l’Osservatorio del PoliMi ne ha censite 93, nelle aree della psichiatria, endocrinologia, reumatologia e oncologia. In Italia, però, non esiste ancora una normativa di riferimento specifica, anche se qualcosa si sta muovendo e due disegni di legge, che disciplinano e definiscono le terapie digitali come dispositivi medici, sono in fase di esame in parlamento dallo scorso autunno.
Sul tema è intervenuto, in occasione proprio di un’audizione alla Commissione Affari Sociali della Camera lo scorso gennaio, Guido Beccagutti, da settembre 2024 Direttore Generale di Confindustria Dispositivi Medici e Value Strategy Director per la regione Europa di Medtronic, un nome di riferimento globale nel settore delle soluzioni tecnologiche innovative in ambito medicale: “Sostenere l’adozione delle terapie digitali rappresenta un’opportunità che porta vantaggi a tutti gli attori del sistema e un traguardo importante per un mercato di ultima generazione, che in Italia finora non è ancora adeguatamente regolamentato”, ha detto.
“Queste tecnologie sono già utilizzate con successo in ambiti come il diabete, le malattie cardiovascolari, le broncopneumopatie, le patologie neurologiche e neuropsichiatriche, oltre che nei percorsi di riabilitazione. Oggi, molte delle aziende italiane sono costrette a esportare in Francia e in Germania, dove una regolamentazione chiara ha già permesso a questo settore di prosperare. Regolamentare e sostenere le terapie digitali significa, quindi, investire nel futuro della nostra sanità e creare un sistema più efficiente, sostenibile e vicino alle esigenze dei pazienti”.
Medicina personalizzata
Sulla medicina personalizzata fa una precisazione interessante Gabriele Dubini, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio: “Il concetto è consolidato in letteratura, ma l’effettiva adozione nella pratica clinica, dalla ricerca clinica alla prevenzione, fino alla diagnosi e alla cura, è ancora oggi poco osservabile”.
A dare alla medicina personalizzata un’accelerazione potrebbe essere l’Intelligenza Artificiale. Spiega Alberto Redaelli, anch’egli Responsabile Scientifico dell’Osservatorio: “L’IA può supportare e potenziare la medicina personalizzata grazie alla sua capacità di analizzare grandi quantità di dati e di identificare le possibili correlazioni tra dati anche eterogenei”. Non è un caso che l’IA sia sfruttata da oltre la metà delle startup attive in questo campo, accelerando la scoperta di nuovi farmaci e molecole o affiancando i professionisti della salute nella presa di decisioni nel processo di cura. Come non citare, infine, il quantum computing, ambito promettente, secondo l’Osservatorio, per la medicina di precisione e l’ambito farmaceutico: i computer quantistici potrebbero infatti accelerare l’identificazione di molecole in grado di rispondere ai bisogni specifici dei pazienti.
Potrebbe interessarti anche: