“Non è un paese per vecchi”

Come nel film dei fratelli Coen, nel mezzo di una battaglia tra bande locali capitanate dai vari Grillo, Zingaretti, Renzi & C., il nostro soldato e veterano di guerra Mario Draghi, dovrà gestire velocemente una cascata di denaro per garantire un futuro migliore alla sua numerosa famiglia di oltre 60 milioni di persone!

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editoriale elettronica AV 7

di Fritz Walter |

Cambio di inquilino a Palazzo Chigi! Mentre dodici mesi fa nei giorni di carnevale il Coronavirus entrava nelle vite di tutti noi, prima in punta di piedi e poi con potenti spallate, la quaresima del 2021 ci ha portato in dote un nuovo Presidente del Consiglio, quel Mario Draghi (invocato a furor di popolo) che con il suo “whatever it takes” passato alla storia, aveva salvato l’euro e, di conseguenza, l’Europa/Eurozona.

Quelle parole, dell’allora presidente della Banca Centrale Europea, non erano rimaste isolate: lo dimostrò con misure di politica monetaria concrete ma, soprattutto, con il Quantitative Easing, iniezioni di liquidità pluriennali per oltre 2.900 miliardi di euro tramite l’acquisto di titoli di stato emessi dai “residenti dell’Eurozona”. Numeri che gonfiano il petto se paragonati ai 750 milioni di euro di quel Recovery Fund (o Recovery Plan) che è costato la poltrona a Giuseppe Conte (divenuto capo del Governo nella tipica usanza italiana, vista in politica e nelle vetuste associazioni, in base alla quale i presidenti si autoproclamano), incapace di stendere un programma credibile per la gestione dei 209 miliardi destinati all’Italia, suddivisi tra 81,4 miliardi di sussidi e 127,4 miliardi in prestiti.

Ma come nel film dei fratelli Coen, nel mezzo di una battaglia tra bande locali capitanate dai vari Grillo, Zingaretti, Renzi & C., il nostro soldato e veterano di guerra Mario Draghi, si troverà (o meglio… è stato chiamato) a gestire velocemente la sopraccitata cascata di denaro gentilmente messa a disposizione dal suo successore Christine Lagarde; denaro finalizzato a garantire un futuro migliore per la sua numerosa famiglia di oltre 60 milioni di persone!

Quello che ci deve far preoccupare, però, è che il 70% delle sovvenzioni dovranno essere pianificate entro il 2023 con progetti da ultimare entro il 2026.

E l’Italia, ultimamente, non ha brillato in lungimiranza; basta pensare che è riuscita ad impegnare solo il 40% dei miliardi previsti nell’ultima programmazione dei fondi europei, senza quindi riuscire ad usufruire pienamente dei contributi ricevuti. Non va inoltre dimenticato che, a fronte degli aiuti stanziati per la gestione del post-pandemia, molti altri finanziamenti europei oggi attivi saranno gradualmente ridotti nel budget o, addirittura, non rifinanziati nei prossimi anni, in quanto considerati integrati nei piani economici messi in campo: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale sono e saranno gli assi portanti del programma Next Generation EU che, a detta di molti, sarà la nostra grande (ultima) occasione per lo sviluppo di un Paese che anela ad uno sforzo urgente e collettivo. Un Paese per grandi!

Sul gruzzoletto in tanti ci si vogliono buttare: banditi, pirati e politici. Scegliete voi come li volete chiamare. Noi, per proteggerci, mettiamo in campo Super Mario Draghi!

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