Parchi tecnologici: dove l’innovazione mette le radici

Un’indagine svolta da Elena Prodi con Apsti, il network italiano dei Parchi Scientifici e Tecnologici, fotografa un panorama variegato di centri diffusi in tutta la Penisola e specializzati principalmente in ambito medico-farmaceutico e in scienza della vita

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parchi scientifici

di Giorgia Andrei |

“Primo questionario dinamico sui parchi scientifici e tecnologici italiani soci di Apsti” è il titolo della ricerca realizzata da Elena Prodi, ricercatrice dell’Università degli Studi di Ferrara, in collaborazione con l’Associazione Parchi Scientifici e Tecnologici Italiani.

L’indagine è stata condotta in parallelo alla raccolta periodica di dati dagli associati Apsti e ha studiato la geografia di queste realtà, che costituiscono un sistema variegato e multisettoriale, con caratteristiche uniche nello scenario internazionale. Apsti, il network che le raggruppa, è un ecosistema impegnato ad avviare percorsi di sviluppo, accelerazione crescita e posizionamento sul mercato per le imprese, le Pmi innovative e le startup, e per offrire servizi a Università e strutture di ricerca.

Il presidente Apsti, Fabrizio Conicella, ha commentato così l’indagine: “L’obiettivo della nostra analisi era oggettivare il risultato di anni di attività dei diversi Parchi Scientifici parte di Apsti. Passare dalla frammentazione a una visione di sistema, che consentisse di apprezzare non solo il singolo elemento ma il ruolo e l’importanza dell’insieme. Abbiamo cercato di identificare gli elementi comuni in modo oggettivo e le aree di miglioramento, di comprendere quale ruolo i Parchi Scientifici abbiano ricoperto e ricoprano oggi come primo passo per impostare la crescita futura. Anche in un mondo diverso rispetto a pochi mesi fa, sempre più complesso e competitivo, possiamo e dobbiamo contribuire alla crescita ottemperando alla nostra missione”.

Un sistema che tende al miglioramento

Elena ProdiUno dei fili conduttori che comunque unisce i Parchi coinvolti nell’indagine è la tendenza a migliorarsi su più fronti: su quello tecnologico, nelle relazioni con i soggetti insediati, nella tipologia dei servizi offerti, nelle relazioni con il mondo delle imprese e della ricerca. Abbiamo di fronte, quindi, un sistema in evoluzione che, anche attraverso la collaborazione con la stessa Apsti, cerca un ruolo strategico nello scacchiere internazionale. “Non ci sono dubbi che il lavoro di produzione di nuova conoscenza realizzato dai parchi scientifici e tecnologici e dagli attori della ricerca rappresenti il cuore dei moderni modelli di produzione e sviluppo dei territori”, ha affermato Elena Prodi. “L’obiettivo a tendere dell’indagine condotta è offrire uno sguardo di prospettiva rispetto alle attuali dinamiche e relazioni che governano una rete di soggetti variegata ed eterogenea per compiti e funzioni. Operativamente, l’intento è consentire alla rete dei parchi di farsi comunità, condividendo risorse, problematiche, buone pratiche e progettualità, nonché di coordinare maggiormente le proprie iniziative, generando ricadute positive sui territori di riferimento”.

Mission, dimensione e occupazione

Tra le mission indicate dai parchi il 95% si trova concorde nel “favorire la collaborazione tra grandi e medie imprese e piccole imprese innovative (start-up, spin off)”. Più dell’86% delle risposte indica anche il “trasferimento delle conoscenze scientifiche e tecnologiche da enti di ricerca pubblici e privati verso il sistema delle imprese del territorio”.

Il 76% degli intervistati ha indicato come mission “trasferire le conoscenze scientifiche e tecnologiche dall’università verso il sistema delle imprese del territorio”, mentre 14 parchi su 20 hanno dichiarato che il senso della loro presenza nel territorio di riferimento è anche legato alla creazione di nuove imprese ad alto contenuto tecnologico e a far crescere, di conseguenza, l’occupazione.

Sul numero di impiegati per ogni parco e dei professionisti che vi lavorano i dati sono molto eterogenei: un terzo dei parchi hanno tra uno e 10 impiegati, nove parchi impiegano uno staff che oscilla tra le 12 e 45 unità, mentre quattro parchi possiedono uno staff che varia dalle 90 fino alle 200 unità. Per quanto riguarda il numero di lavoratori delle aziende presenti all’interno dei parchi, si va da un nucleo minimo di 5-10 persone a oltre 500. Circa la metà si attesta su un numero che va dalle 250 alle 750 unità.

Le specializzazioni e la dimensione internazionale

Al primo posto si trovano tutte le specializzazioni riconducibili sotto al più ampio cappello dell’ambito medico-farmaceutico e delle scienze della vita, un’area piuttosto specialistica e concentrata in alcuni parchi scientifici e tecnologici italiani, non distribuita più omogeneamente e diffusamente come il settore dell’Ict, che si colloca sempre ai vertici delle specializzazioni dei parchi, o il settore terziario in senso lato, dunque comprensivo di turismo, servizi e imprese creative e culturali.

Seguono gli ambiti della meccatronica e delle nanotecnologie e le aree legate ad ambiente e green technology, alimentare, chimica, energia ed edilizia. Il network dell’innovazione dei Parchi Scientifici Tecnologici supera i confini nazionali: le maggiori collaborazioni con la filiera formativa e della ricerca mondiale sono, tra i Paesi europei, con Francia, Belgio, Germania e con i Paesi dell’area centro-est europea per i parchi dell’area friulana, mentre tra i Paesi extraeuropei, primeggiano Cina, Stati Uniti, Cile, Brasile e Paraguay.


L’articolo integrale è pubblicato sul numero 2 di Elettronica AV

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