Come la Blockchain cambierà le regole del business

Molti considerano la Blockchain uno strumento in grado di trasformare radicalmente le dinamiche di scambio del mondo digitale, rendendo più efficienti e sicuri l’archiviazione di dati, il trasferimento di beni immateriali e la gestione di informazioni e valori digitali

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di Federico Serratore* |

Attraverso l’associazione di diverse tecnologie, tra cui reti peer-to-peer, crittografia a chiave pubblica-privata e meccanismi di consenso, la Blockchain è oggi in grado di creare quello che può essere descritto come un database decentralizzato altamente resiliente e resistente alle manomissioni, dove è possibile memorizzare i dati in modo trasparente ed effettuare una varietà di transazioni economiche sotto forma di pseudonimo.

Sebbene ancora in fase di sviluppo, molti già vedono nella Blockchain lo strumento in grado di trasformare radicalmente le dinamiche di scambio del mondo digitale. Questa piattaforma, rendendo più efficienti e sicuri l’archiviazione di dati, il trasferimento di beni immateriali e la gestione di informazioni e valori digitali, permetterà lo sviluppo e la concretizzazione di nuove interazioni economiche, sociali e politiche.

Blockchain: che cos’è e come funziona

La Blockchain, più specificatamente, è una Distributed Ledger Technology, ossia un registro distribuito che viene aggiornato, gestito e controllato non più a livello centrale, ma in modo decentralizzato, senza intermediari, da parte di coloro che accedono alla rete (i cosiddetti nodi o peers).

Tale rete è strutturata in blocchi ordinati cronologicamente, ognuno dei quali rappresenta una serie di transazioni la cui origine e data di esecuzione sono attribuite in modo immutabile attraverso un meccanismo di crittografia a chiave asimmetrica e una marcatura temporale (il cosiddetto timestamp).

Il singolo blocco è collegato irreversibilmente a quello precedente tramite una particolare operazione logaritmica (la funzione hash), formando la catena di blocchi pubblicamente accessibile e consultabile da tutti i nodi della rete. Per garantire la sicurezza delle registrazioni, ogni blocco, prima di essere aggiunto alla catena, viene controllato, validato e crittografato da alcuni nodi (i miner) tramite la soluzione di un complesso problema matematico che richiede l’impiego di una elevata potenza e capacità computazionale. Tale meccanismo di formazione del consenso fa sì che sia difficile e costoso per un utente rimuovere o modificare unilateralmente i dati memorizzati, rendendo la catena di blocchi a prova di manomissione.

Le Blockchain più avanzate, quelle di seconda generazione, integrano anche sistemi informatici decentralizzati e linguaggi di programmazione completi di Turing che consentono alle parti di scrivere e distribuire “Smart Contract”, protocolli informatici attraverso i quali si formalizzano gli elementi di un rapporto contrattuale, in grado di eseguire autonomamente i termini programmati una volta soddisfatte le condizioni predefinite.

La “Global Trust Machine”

Molti si riferiscono a questa tecnologia come la “Global Trust Machine”, identificandola quale declinazione in digitale di un nuovo concetto di trust (fiducia), e attribuendole, pertanto, un valore per certi aspetti di tipo sociale e politico.

In linea teorica, infatti, la Blockchain è da considerarsi una piattaforma in grado di consentire lo sviluppo e la concretizzazione di nuove interazioni economiche, sociali e politiche, dal momento che, proprio grazie alla partecipazione di tutti i membri della rete, si garantisce a questi ultimi la possibilità di verificare, controllare e disporre di una totale trasparenza su dati e informazioni registrati in archivi che hanno la caratteristica di essere inalterabili, immodificabili e dunque immuni da corruzione.

Emerge, pertanto, in maniera evidente la portata rivoluzionaria della Blockchain, quale nuovo paradigma tecnologico che permette a individui e comunità di riconfigurare le proprie interazioni attraverso un processo di disintermediazione su ampia scala, basato su transazioni automatizzate, senza terzi che ricoprano il ruolo di garanti. Proprio grazie a queste caratteristiche tecniche negli ultimi anni si sono sviluppati numerosi progetti che implementano la tecnologia Blockchain in diversi settori, economici e sociali.

Le applicazioni della Blockchain

La Blockchain è divenuta nota ai più grazie alla sua connessione con l’ormai nota moneta virtuale o criptovaluta Bitcoin, teorizzata a fine 2008 da una o più persone sotto lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto.

Nonostante il suo utilizzo primario sia attualmente ancora rappresentato dalle cryptocurrency, la Blockchain si sta diffondendo sempre più rapidamente in molti altri settori: energia, trasferimenti di proprietà, logistica, voto elettronico, e-government e patrimonio culturale, fermo restando che le sue possibilità di impiego sono potenzialmente infinite.

Nel campo agroalimentare, in particolare, la Blockchain si è dimostrato uno strumento idoneo a migliorare l’efficienza della supply chain. Negli ultimi anni diverse aziende, sia start-up come Everledger, che operatori storici come Wal-Mart, hanno iniziato a implementare Blockchain che identificano le merci in modo univoco tramite token (asset digitali), rendendole facilmente trasferibili nella rete grazie a un processo criptato ma trasparente, in cui ogni transazione viene verificata e dotata di un determinato timestamp. In questo modo le parti interessate (fornitori, venditori, trasportatori o acquirenti) hanno libero accesso al sistema e i termini di ogni transazione rimangono irrevocabili e immutabili, aperti al controllo di tutti.

Normative ed enti di riferimento

Il legislatore italiano sembra essersi reso conto delle potenzialità offerte dalla Blockchain, emanando la Legge 11 febbraio 2019, n. 1, il cui art. 8-ter fornisce una prima definizione delle “tecnologie basate su registri distribuiti” (le DLT).

A livello comunitario, invece, è stato inaugurato il 1 febbraio 2018, l’Osservatorio e Forum dell’UE sulla Blockchain (EU Blockchain Observatory and Forum), con il compito di segnalare gli sviluppi più importanti raggiunti da tale tecnologia e rafforzare gli obblighi assunti a livello europeo dai soggetti impegnati nel settore. Su iniziativa di 22 Paesi europei, inoltre, il 10 aprile 2018 è stata creata la European Blockchain Partnership, allo scopo di evitare una frammentazione degli approcci adottati dai vari attori del settore, nonché di affermare il ruolo dell’Europa nello sviluppo e diffusione della tecnologia Blockchain.

Infine, merita di essere menzionata la risoluzione del Parlamento Europeo del 3 ottobre 2018, intitolata “Tecnologie di registro distribuito e blockchain: creare fiducia attraverso la disintermediazione”, che in un’analisi delle Dlt, sottolinea l’esigenza di una valutazione approfondita delle potenzialità e implicazioni di Blockchain e Smart Contract, esortando la Commissione Europea a promuovere la definizione di una normativa tecnica in collaborazione con le competenti organizzazioni internazionali.


La Blockchain nell’IoT

Anche nell’ambito dell’Internet of Things la Blockchain trova un’applicazione interessante. La facilità nello scambio dei dati permette, infatti, di utilizzare la blockchain per facilitare la comunicazione tra oggetti IoT connessi, oltre a rendere lo scambio di dati più sicuro e veloce. La Blockchain può essere anche utilizzata come piattaforma per soluzioni che hanno lo scopo di gestire l’identità degli “oggetti”.

Grazie alla corretta identificazione di questa identità è possibile dare vita a soluzioni di certificazione delle filiere basate anche sui dati che arrivano dagli oggetti e lavorare alla certificazione della supply chain.

Uno degli esempi più significativi è legato alla supply chain in campo agro-alimentare.


* L’articolo è stato scritto dall’avvocato Federico Serratore, dalla dottoressa Giulia Concato e dall’avvocato Mauro Festa, partner dello studio legale LegalFor

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